STORIA DELL'AGGUATO A FLORINDA :
3 - LA REGOLA DEGLI SCIAMANI

Citazione di Carlos Castaneda dal Libro
IL DONO DELL'AQUILA

 

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LA MAGICA STORIA DELL'AGGUATO A FLORINDA MATUS:
LA REGOLA DEGLI SCIAMANI

«Florinda disse che il liquido le aveva irritato la gola e le corde vocali. Non le riusciva di dire neanche una parola. Comunque, questa era l'ultima delle sue preoccupazioni. Quando arrivò a casa, Celestino l'aspettava furibondo. Non riuscendo a parlare, Florinda poteva osservarlo. Notò che la sua ira non aveva nulla a che vedere con la preoccupazione per la salute della moglie, ma con l'interesse per la propria condizione d'uomo di mezzi e di considerevole posizione sociale. Non poteva sopportare che i suoi influenti amici lo vedessero ricorrere alle cure di guaritori indios. Era fuori di sé, urlava che avrebbe protestato presso il quartier generale dell'esercito e fatto catturare la guaritrice dai soldati, per farla portare in città, fustigare e gettare in prigione. E non si trattava di vuote minacce; costrinse davvero il comandante militare a inviare una pattuglia per arrestarla. I soldati tornarono dopo alcuni giorni con la notizia che la donna era sfuggita.»

«Florinda fu placata dalla sua cameriera che l'assicurava che la guaritrice l'avrebbe aspettata, se lei avesse voluto tornare. Benché l'infiammazione alla gola continuasse fino a impedirle di mangiare cibi solidi e a malapena consentirle di ingoiare liquidi, Florinda non vedeva l'ora di tornare dalla guaritrice. La medicina le aveva alleviato il dolore alla gamba. Quando mise Celestino al corrente delle sue intenzioni, questi si adirò tanto da radunare subito alcuni uomini con l'aiuto dei quali porre fine di persona a tutte quelle sciocchezze. Con tre dei suoi più fidi la precedette a cavallo. Florinda disse che quando arrivò alla casa della guaritrice s'aspettava di trovarla morta, forse, e invece trovò Celestino seduto da solo. Aveva mandato i suoi uomini in tre diverse località limitrofe con l'ordine di riportargli la donna, con la forza, se necessario. Florinda scorse lo stesso vecchio della prima volta; stava cercando di calmare suo marito, dicendogli che di lì a poco qualcuno dei suoi sarebbe tornato con la donna. Non appena Florinda fu sistemata su una brandina sotto il portico della facciata, la guaritrice uscì dalla casa. Cominciò a insultare Celestino, coprendolo di ingiurie, urlandogli oscenità tali da fargli perdere le staffe e indurlo ad alzar le mani su di lei. Il vecchio lo trattenne, supplicandolo di non farle male. L'implorò in ginocchio, facendogli notare che si trattava di una donna anziana. Ma Celestino fu irremovibile. Disse che l'avrebbe frustata nonostante i suoi anni.»

«Si avvicinò per afferrarla, ma si bloccò di colpo. Sei uomini dall'aspetto terribile sbucarono dai cespugli con il machete in mano. Florinda disse che Celestino parve gelare. Era livido. La guaritrice gli si avvicinò e gli disse che, o si faceva frustare da lei sulle natiche senza far storie, o i suoi aiutanti l'avrebbero fatto a pezzi. E lui, orgoglioso com'era, si curvò, umilmente, per farsi frustare. La donna in pochi minuti l'aveva privato d'ogni difesa. Gli rise in faccia. Sapeva di averlo distrutto e lo lasciò andare a fondo. Da quello sciocco sbadato che era, ebbro di idee boriose e di manie di grandezza, era caduto nella trappola che lei gli aveva teso.»

«Florinda mi guardò e sorrise. Se ne stette zitta per un po'. Il Primo Principio dell'Arte dell'Agguato dice che sta al Guerriero scegliere il proprio campo di scontro» disse. «Un guerriero non accetta mai la lotta senza conoscere quel che lo circonda. La guaritrice mi aveva dimostrato, scontrandosi con Celestino, il Primo Principio dell'agguato. Poi si avvicinò al mio giaciglio. Io stavo piangendo. Era l'unica cosa che potessi fare. Lei sembrava preoccupata. Mi rimboccò le coltri, coprendomi bene le spalle e mi sorrise strizzandomi un occhio. «II patto è ancora valido, testa di rapa» mi disse. «Torna qui prima che puoi, se vuoi vivere. Ma non portarti il padrone dietro, puttanella che non sei altro. Vieni solo con chi ti è strettamente necessario.»

«Florinda mi fissò per un momento. Dal suo silenzio dedussi che desiderava i miei commenti. «Abbandonare tutto quel che non è necessario è il Secondo Principio dell'Arte dell'Agguato» disse, senza darmi tempo di aprir bocca. Florinda disse che l'ira di Celestino aveva offerto alla guaritrice l'occasione di indicare i primi tre princìpi della Regola per l'Agguato, non alla sua ragione ma al suo corpo. Nonostante avesse la mente totalmente concentrata su se stessa, poiché per lei non esisteva altro che il proprio dolore fisico e la paura di perdere la bellezza, il corpo s'era reso conto di quel che era accaduto, e più tardi sarebbe bastato un nonnulla a riportare tutto alla memoria.»

«Per i Guerrieri non c'è il mondo a far da cuscinetto, devono quindi seguire una Regola» proseguì. «La regola dell'agguato, invece, è la stessa per tutti. La tracotanza di Celestino segnò la sua fine e l'inizio della mia istruzione e liberazione. La sua arroganza, che era anche la mia, ci spingeva a credere di essere praticamente superiori a tutti. La guaritrice ci ricondusse a quel che noi siamo davvero — nulla.

«II primo precetto della regola è che tutto quel che ci circonda è un mistero imperscrutabile.»

«II secondo, che noi dobbiamo cercare di svelare i misteri ma senza sperare di riuscirvi mai.»

«II terzo, che un Guerriero, conscio dei misteri imperscru tabili che lo circondano, e del proprio impegno a cercar d svelarli, prende il posto che gli è dovuto tra gli altri misteri e si considera uno di loro. Di conseguenza, per un Guerriero il mistero dell'essere è senza fine, sia che si tratti di un ciottolo, di una formica o di se stesso. È questa l'umiltà del Guerriero Si è tutti uguali a tutto.» (Carlos Castaneda, Il Dono dell'Aquila, pagg. 279-280)

Continua con la storia: Florinda Matus e i Principi dell'Agguato

 

 

 

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