STORIA DELL'AGGUATO A FLORINDA :
4 - I PRINCIPI DELL'AGGUATO

Citazione di Carlos Castaneda dal Libro
IL DONO DELL'AQUILA

 

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LA MAGICA STORIA DELL'AGGUATO A FLORINDA MATUS:
I PRINCIPI DELL'AGGUATO DEGLI SCIAMANI TOLTECHI

«Quando mi recai ancora a casa di Florinda, inaspettatamente don Juan mi ci fece entrare con uno spintone, come già aveva fatto un'altra volta. Fu un terribile shock. Florinda mi aspettava nell'ingresso. Ero entrato subito nello stato in cui è visibile il muro di nebbia. «Ti ho detto come mi furono mostrati i princìpi dell'arte dell'agguato» mi disse, non appena ci fummo seduti sul divano del soggiorno. «Ora, devi fare lo stesso per me. Come te li indicò il Nagual Juan Matus?» Le dissi che così al momento non ricordavo. Dovevo pensarci su e non ero in grado di pensare. Il mio corpo aveva paura. «Non complicare le cose» disse in tono di comando. «Cerca di essere semplice. Metti tutta la concentrazione di cui sei capace nel decidere se accettare lo scontro o no, perché ogni scontro è una lotta per la vita. È questo il terzo principio dell'arte dell'agguato. Un guerriero dev'essere pronto e desideroso di battersi fino in fondo, in ogni momento. Mai, però, sènza un plano prestabilito.»

«Non mi riusciva in alcun modo di organizzare i miei pensieri. Allungai le gambe e mi sdraiai sul divano. Feci alcuni respiri profondi per rilassare il diaframma, che sembrava stretto in tanti nodi. «Bene» disse Florinda. «Vedo che stai applicando il quarto principio dell'arte dell'agguato. Rilassarsi, lasciarsi andare, non aver paura di nulla. Solo allora le potenze che ci guidano ci apriranno il cammino e ci aiuteranno. Solo allora.» Mi sforzai di rammentare in quale modo don Juan mi avesse mostrato i princìpi dell'arte dell''agguato. Per qualche inesplicabile ragione la mente si rifiutava di mettere a fuoco l'esperienza passata. Don Juan era un ricordo tanto vago! Mi alzai e cominciai a guardarmi intorno.La stanza nella quale ci trovavamo era splendida. Aveva il pavimento a grandi piastrelle color cuoio; la posa in opera doveva aver richiesto mani molto esperte. Mi accingevo a esaminare il mobilio e mi diressi verso un bellissimo tavolo marrone scuro. Florinda mi fu accanto in un balzo e mi scosse con forza. «Hai applicato bene il quinto principio dell'arte dell'agguato» disse. «Ora non farti distrarre.»

«Qual è il quinto principio?» chiesi. «Quando sono di fronte a circostanze che non riescono a controllare, i guerrieri si ritirano un attimo» disse. «Lasciano vagare i proprì pensieri. Occupano il tempo con qualcos'altro. Qualsiasi cosa va bene. Tu hai fatto proprio così. Ma ora che ci sei riuscito, devi applicare il sesto principio: i Guerrieri comprimono il tempo; anche un istante ha la sua importanza. Se lotti per la vita, un secondo è un'eternità; un'eternità che può decidere il risultato. I Guerrieri vogliono vincere e per questo comprimono il tempo. I Guerrieri non sprecano neppure un momento.» D'improvviso una massa di ricordi dilagò nella mia consapevolezza. Tutto euforico dissi a Florinda che riuscivo a ricordare nitidamente quando don Juan mi aveva elencato quei princìpi per la prima volta. Florinda si portò le dita alle labbra con un gesto che chiedeva il mio silenzio. Disse che s'era solo interessata a mettermi dinanzi a quei princìpi ma che non voleva che io le riferissi le mie esperienze.» (Carlos Castaneda, Il Dono dell'Aquila, pagg. 281-282)

«Florinda spiegò che per applicare il Settimo Principio dell'Arte dell'Agguato, occorre applicare anche gli altri sei. Così il benefattore guardava sempre da dietro le quinte. Grazie a ciò egli riusciva a evitare o neutralizzare i conflitti. Se c'era attrito non era mai con lui, ma con la Guerriera che gli fungeva da copertura.» (Carlos Castaneda, Il Dono dell'Aquila, pagg. 281-282)

Continua con la storia: Florinda Matus e la battaglia per la vita

 

 

 

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