GLI INSEGNAMENTI PRAGMATICI
DI FLORINDA MATUS
SULLA RICAPITOLAZIONE

Citazione di Carlos Castaneda dal Libro
IL DONO DELL'AQUILA

 

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GLI INSEGNAMENTI PRAGMATICI DI FLORINDA MATUS SULLA RICAPITOLAZIONE

Rivedendo il libro Il Dono dell'Aquila, il nasgual Castaneda testimonia una sensazione straordinaria: «avvertii immediatamente come il nucleo ferreo dell'Intento degli antichi Sciamani fosse ancora all'opera più vivo che mai. Compresi allora con assoluta certezza che le citazioni di questo lavoro erano dominate dalla loro ruota del tempo, E seppi che così era stato per tutto quello che avevo fatto in passato, come scrivere Il Dono dell'Aquila , e per tutto quello che faccio ora, come scrivere questo libro. Poiché non sono in grado di chiarire questo aspetto, non mi resta che accettarlo in piena umiltà. Gli Sciamani dell'antico Messico disponevano di un diverso sistema cognitivo, e dalle componenti di quel sistema erano ancora in grado di influenzarmi nel modo più positivo e illuminante. Grazie all'impegno di Florinda Matus, che mi aveva spinto a studiare le variazioni più complesse delle tecniche ideate dagli antichi sciamani, come la Ricapitolazione, ero in grado di valutare la mia esperienza con don Juan con una profondità fino ad allora inconcepibile.»

«Il Dono dell'Aquila è appunto il risultato di questa mia acquisita capacità. Per don Juan Matus ricapitolare significava rivivere e ridisporre tutte le esperienze della propria esistenza in un colpo solo, ma non mi aveva mai tormentato con i particolari di elaborate variazioni di quell'antica tecnica. Florinda, invece, agiva con grande meticolosità. Trascorse mesi interi a convincermi a penetrare aspetti della Ricapitolazione che a tutt'oggi sono incapace di spiegare. «È la vastità del Guerriero che stai sperimentando», mi diceva. «Le tecniche sono la parte meno importante. Ciò che conta è l'uomo che le utilizza, e il suo desiderio di seguirle fino in fondo.» Ricapitolare don Juan secondo le modalità proposte da Florinda, sfociò in una visione del mio maestro traboccante di particolari e di significati, un'esperienza infinitamente più intensa della comunicazione diretta con lui. Fu il pragmatismo di Florinda a fornirmi intuizioni stupefacenti circa possibilità concrete che non avevano mai interessato il Nagual Juan Matus.»

«Da autentica pragmatista, Florinda non si faceva illusioni su se stessa e non nutriva sogni di gloria. Si definiva un aratro che non poteva permettersi di trascurare neppure un solo solco. «Un Guerriero deve procedere molto lentamente», raccomandava Florinda, «e deve utilizzare tutti gli strumenti disponibili lungo la strada. Uno degli strumenti più straordinari è la capacità, che tutti possediamo, di fecalizzare con forza incrollabile l'attenzione su eventi vissuti. Il Guerriero è addirittura in grado di fecalizzare l'attenzione su persone che non ha mai incontrato. Il risultato di questa intensa messa a fuoco è sempre lo stesso: la ricostruzione dello scenario. Interi frammenti di comportamento, dimenticati oppure nuovi di zecca, si rendono allora accessibili al Guerriero. Provaci.»

«Seguii il suo consiglio e naturalmente mi concentrai su don Juan, richiamando alla memoria tutto quello che era accaduto. Ricordai particolari che non avevo modo di ricordare. Grazie al lavoro di Florinda, fui in grado di ricostruire grandi parti della mia attività con don Juan, così come dettagli importantissimi che all'epoca mi erano completamente sfuggiti.»

«Lo spirito delle citazioni tratte da II dono dell'Aquila fu una vera sorpresa per me, perché rivelavano l'enfasi profonda che don Juan aveva posto sui vari aspetti del suo mondo, sulla via dei guerrieri come epitome della realizzazione dell'uomo. L'impeto era sopravvissuto all'individuo, ed era più vivo che mai. A volte era come se don Juan non mi avesse mai lasciato, e arrivai persine a sentire che si muoveva per la casa. Ne parlai con Florinda.»

«Oh, non è niente», mi rispose lei. «È solo il vuoto di don Juan che si protende a toccarti, ovunque si trovi la sua consapevolezza.» La sua risposta mi lasciò più perplesso e sconcertato che mai. Benché Florinda fosse stata la persona più vicina al nagual Juan Matus, erano sorprendentemente diversi. In comune avevano il vuoto delle loro persone: don Juan Matus non esisteva più come persona, ma di lui continuava a esistere un insieme di storie, ciascuna riferita alla situazione che lui stava discutendo, storie didascaliche e battute scherzose che portavano impresso il marchio della sua sobrietà e frugalità. Così era anche per Florinda; aveva una raccolta sterminata di storie, ma le sue parlavano di individui. Si potrebbe dire che erano una forma elevata di pettegolezzo, proprio a causa della sua impersonalità, e dei culmini incredibili di efficienza e di gioia che le erano propri.» (Carlos Castaneda)

 

 

 

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